Le conseguenze sociali dell'industrializzazione.

Il processo di trasformazione dell’agricoltura è lento e avviene in tempi differenti nelle diverse realtà e ancora alla fine dell’Ottocento l’Europa è un continente a prevalenza rurale: la maggior parte della sua popolazione resta contadina, vive in campagna e lavora la terra.
La modernizzazione dell’agricoltura non è neppure lineare e indolore. Cresce la produzione e la produttività, ma non scompaiono dalle campagne né la fame né la miseria che alimentano l’emigrazione verso le città e al di là dell’oceano.
Scompaiono le grandi carestie, ma le malattie da carenze alimentari, come il rachitismo, continuano a essere diffuse anche nell’Europa occidentale sino agli anni Trenta. La meccanizzazione poi, ma in generale le nuove tecnologie, fanno crescere il divario fra i sistemi agricoli sviluppati e quelli tradizionali.
Dopo la Seconda guerra mondiale, la diffusione massificata della meccanizzazione e dei prodotti chimici: crisi idrica, desertificazione, degrado del paesaggio, distruzione della flora spontanea e degli habitat di molti uccelli e piccoli mammiferi, diminuzione delle specie, riduzione della biodiversità, inquinamento della catena alimentare, modificazioni genetiche.

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